Ad mortem festinamus è l’unica danza macabra medievale di cui ci sono pervenuti integri canto e notazione musicale.
Si tratta di un inno alla morte, contenuto nel cosiddetto Llibre Vermell (“Libro Vermiglio”), un manoscritto risalente alla fine del XIV secolo, il cui nome deriva dal colore rosso della copertina con cui venne rilegato nel XIX secolo.

All’interno del manoscritto si trova una collezione di canti e danze destinate ad intrattenere i pellegrini che si recavano al Santuario di Montserrat, una nota meta di pellegrinaggio vicino a Barcellona, dove veniva conservata una statua lignea della Madonna Nera, oggetto di intensa devozione.

La coreografia della danza è, purtroppo, sconosciuta, poiché la codificazione delle danze avvenne solo nel XV secolo, per opera di trattatisti quali Domenico da Piacenza e Guglielmo Ebreo.
Per quello che riguarda le danze anteriori al XV secolo, quindi, non si hanno fonti scritte, ma solo fonti iconografiche, dalle quali però è impossibile ricostruire una coreografia certa.

Non avendo fonti sicure, le coreografie delle danze precedenti al XV secolo sono state quindi inventate in epoche successive, basandosi su ipotesi fatte studiando le iconografie, dalle quali si può supporre che le danze fossero molto semplici, da svolgersi in gruppo, ballando in tondo, accompagnati da musica e canti.

“Effetti del Buon Governo”, A. Lorenzetti, 1338-39, dettaglio

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La danza macabra

Nel corso del XIV secolo, l’Europa attraversò un periodo di profonda crisi, dovuta soprattutto a violente carestie e alle conseguenti epidemie che si abbatterono sulla popolazione già provata dalla malnutrizione.
È proprio in questo contesto che, nel 1348, scoppiò la prima delle epidemie di peste che caratterizzarono il resto del secolo e che portarono alla decimazione di circa un terzo della popolazione europea.

Questo periodo di difficoltà portò alla ribalta il tema della morte, che arrivò ad influenzare la cultura e l’arte del tempo.
La paura nei confronti della morte, presente ormai nella vita quotidiana di ognuno, spingeva gli uomini a cercare di godere il più possibile della vita terrena, eccedendo spesso nei vizi e nella lussuria.
Di fronte a questo allontanamento dai valori cristiani e dai temi spirituali, la Chiesa cercò di sfruttare la paura che la morte provocava nel popolo, introducendo temi macabri all’interno dei propri edifici sacri.

Si ritiene che la danza macabra sia nata in Francia, dove è nota a partire dalla metà del XIV secolo. In origine doveva trattarsi di una sorta di commedia teatrale, nella quale la morte non appariva come una potenza distruttrice e negativa, ma come una messaggera di Dio, che conduceva all’unica vita che “contava”, quella nell’Aldilà.

Si svolgeva solitamente nei cimiteri o all’interno delle chiese, dove un monaco iniziava la rappresentazione recitando un sermone incentrato sul tema della morte. Alla fine del sermone giungevano una serie di figure mascherate con le sembianze di scheletri, personificazioni della morte stessa. Una di esse invitava una prima vittima designata a seguirla nella tomba. La vittima inizialmente declinava l’invito adducendo una serie di motivazioni che venivano però trovate insufficienti dalla morte stessa, la quale riusciva alla fine a condurre via il prescelto.
Portato via il primo malcapitato, giungeva una seconda figura che invitava una nuova vittima a seguirlo e così via, fino a quando tutte le vittime fossero state condotte via.
Normalmente la rappresentazione seguiva un ordine gerarchico: la prima vittima rappresentava il papa o l’imperatore, la seconda un cardinale oppure un principe ecc…
Alla fine della rappresentazione un monaco recitava un sermone di chiusura.

La parola “macabro” deriva dal francese macabrè, la cui origine etimologica è incerta. Secondo alcuni il termine risale ai Maccabei, eroi biblici perseguitati da Antioco in Siria, considerati martiri, celebrati nei riti in memoria dei defunti che prevedevano anche danze allegoriche.

La danza macabra ha un evidente significato simbolico, che richiama alla brevità della vita ed al fatto che la morte giungerà per tutti, senza nessuna distinzione di sesso o di classe sociale.
Questo tipo di rappresentazione aveva la funzione di memento mori (letteralmente “ricordati che devi morire”) per gli uomini potenti e di consolazione per i poveri, indicando la morte come regolatrice di giustizia.

La prima opera iconografica nota che raffigurava una danza macabra, purtroppo andata perduta, si trovava nel Cimitero degli Innocenti di Parigi, datata 1424.
Dal XV secolo questo tipo di raffigurazioni divennero sempre più frequenti in tutta Europa, comprendendo incisioni, miniature, dipinti, ma soprattutto affreschi, realizzati per lo più sui muri esterni di sepolcri, ossari o all’interno delle chiese. In Italia una nota rappresentazione della danza macabra si trova all’esterno dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone.

“Danza macabra”, G. Borlone de Buschis, 1485, dettaglio

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Nelle iconografie la danza macabra viene spesso rappresentata come una carola o una farandola (danze eseguite con coreografie a catena, aperta o chiusa) e la morte poteva venire raffigurata nell’atto di suonare strumenti musicali, interpretati come strumento di tentazione, simboleggiando il potere che ha la musica nell’incantare la gente.
A volte venivano realizzate anche delle didascalie, che riportavano le parole delle figure mascherate da scheletri e le motivazioni dei vivi.
In alcuni casi sono attestati elementi di satira sociale, dove ogni scheletro viene rappresentato come il doppio del vivo che deve condurre con sé (ad esempio una “donna scheletro” poteva essere raffigurata nell’atto di condurre una fanciulla, mentre uno scheletro con la mitra afferrava un vescovo).

Ad Mortem Festinamus e La Danza Macabra ultima modifica: 2015-06-15T11:09:18+00:00 da Balestriere