Dei Dott. Giovanni Bignone e Dott.sa Enza Bruscolini

Con la raccolta di erbe, frutti e radici per uso commestibile per la cura della propria famiglia e della propria tribu le donne, fin dalla preistoria , acquisirono grande esperienza nel riconoscere le piante sia curative che velenose ponendo le basi della moderna farmacologia e medicina.

Nei secoli il ruolo della donna in medicina conobbe però alterne fortune.

Contrariamente a quanto si pensa nel medioevo si formarono “ Medichesse” con un importante ruolo sociale e pubblico, spesso specializzate in ostetricia e ginecologia, con buone conoscenze di chirurgia.
Nella Scuola Medica Salernitana, gia nell’anno 1000 si ricordano nomi di medici donne: Abella, Mercuriade, Rebecca Guarna, Costanza Calenda, Trotula de Ruggiero (1050-1097).

Trotula era ostetrica e fu definita “ Sapiente Signora”. Fu autrice di numerosi testi di medicina fra cui: “ De mulieribus passionibus in ante et post partum”, “De aegritudine curatione”, “De epilepsia”, “De oculis” “De pleuresi” ,” De gengivis”.

Il “De mulieribus passionibus ante et post partum” e un vero eproprio trattato di ostetricia e ginecologia e tratta di gravidanza, parto e puerperio, consigli sulla cura del neonato, cosmesi e cura della propria persona dopo il parto, affezioni ginecologiche.

Elaborò un trattato sulla cura delle malattie della pelle, conosciuto come Trotula minor, nel quale descrisse rimedi per l’igiene del corpo e da consigli su come migliorare lo stato fisico con massaggi e bagni.
Ebbe idee innovative per quanto riguarda l’approccio preventivo alla salute,consigliando un corretto stile di vita, una sana alimentazione.

Un altro suo testo, “De passionibus Mulierum Curandarum“, conosciuto successivamente come Trotula major, venne trascritto ed utilizzato fino al XIX sec., ma ,dopo il Concilio di Trento che relegava il ruolo della donna a quello di madre e moglie,questo testo venne attribuito ad un medico uomo storpiandone il nome in “Trottus”, cosi come avvenne anche per altri testi scritti da donne.

Una benedettina tedesca, Ildegarda di Bingen (1098-1179), badessa del convento di Disibodenberg, scrisse un compendio del sapere medievale in campo medico sanitario e naturalistico in cui suggeriva norme igieniche e descriveva molte malattie cercando di individuarne le cause ed i rimedi terapeutici.
Spaziò dalla medicina alle scienze naturali, alle composizioni musicali, e alla pittura: Ildegarda non rivendicò mai una ispirazione autonoma delle sue opera, ma preferiva definirsi “il piccolo messaggero di Dio”.
Trasferitasi nel monastero di Rupertsberg, da lei stessa fondato nel 1150, si dice facesse vestire sfarzosamente le consorelle, adornandole con gioielli, per salutare con canti le festivita domenicali. Nella sua visione religiosa della creazione, l’uomo rappresentava la divinita di Dio, mentre la donna idealmente personificava l’umanita di Gesù.
Scrisse molte opere: una cosmologia inclusa nel Liber Scivias e nel Liber Divinorum operum, il Liber vitae meritorum, terzo libro di visioni, nel quale Ildegarda rappresentò una discussione fra vizi e virtù, che ritroviamo poi alla base della sua concezione medica.
Fu la prima donna a comporre brani musicali sacri, le “Symphonia harmoniae celestium revelationum”. Scrisse inoltre un’opera di argomento medico “Causae et Curae” ed un compendio di scienze naturali “Physica”, in cui sono riportate moltissime piante, animali ,pietre e metalli di cui descrisse le proprietà curative.
Ildegarda conosceva l’arte medica di Galeno e quella praticata nei conventi medievali ed era una famosa guaritrice. I suoi “rimedi” erano basati sulla teoria dei temperamenti, sul caldo e sul freddo, sull’umido e sul secco, e su un bilanciamento rispetto ad una carenza o ad un eccesso di sostanza.
La sua intuizione scientifica può considerarsi di straordinaria modernità, infatti elaborò una visione terapeutica che preannuncia da vicino quella della medicina olistica.

Ildegarda considerava la malattia come rottura dell’equilibrio fra corpo e spirito: l’uomo si ammala quando è in conflitto con se stesso e con gli altri, quando subentrano emozioni negative come la rabbia, l’odio e la paura.
Secondo Ildegarda la guarigione avviene non solo tramite la tecnica o la medicina, ma soprattutto recuperando l’equilibrio interrotto , lavorando su se stessi, col perdono e con la consapevolezza dei propri stati d’animo. Tutto questo avveniva attraverso una energia positiva , da lei chiamata Virtù.

Infatti la parte centrale del suo pensiero ruota intorno alla Viriditas o energia vitale, intesa come rapporto tra l’uomo – con le sue riflessioni e le sue emozioni – e la natura, preziosa alleata per guarire dalle malattie.
La Viriditas riassume la nozione universale di salute, di prosperità e di bellezza, cio che i latini chiamavano integritas (integrita) e i greci holon(il tutto).

Ildegarda anticipò anche le indicazioni della medicina di genere, personalizzando la posologia del rimedio, a seconda che ad assumerlo fosse un uomo o una donna.

Il 10 maggio 2012 papa Benedetto XVI ne estese il culto liturgico alla Chiesa Universale.
Il 7 ottobre 2012 lo stesso papa Benedetto XVI proclamò santa Ildegarda di Bingen Dottore della Chiesa universale.

Una presenza iconografica delle donne medico è presente nelle illustrazioni miniate che corredano i libri di medicina.
Spesso molte donne professarono l’arte medica come “ empiriche” cioe professioniste senza titoli accademici, ma detentrici di un sapere ereditato da tradizione familiare o coniugale.

Nelle città italiane verso il 1300 fiorirono scuole di maestri privati che insegnavano l’arte medica anche a donne, spesso figlie o mogli, per cui si formarono vere e proprie dinastie di medici.

In un documento ritrovato ad Acri e datato Agosto 1250 troviamo la figura di Magistra Hersende Phisica. Hersende era una donna medico, laureata a Parigi, non apparteneva a nessun ordine religioso e svolgeva attività medico-chirurgiche.
Fra il 1249 ed il 1250 accompagnò alla settima crociata re Luigi IX il santo, in Egitto, e divenne il suo
medico personale. Molto ebbe da fare sui campi di battaglia come chirurgo, e molto imparò dalla medicina araba. Disponeva di strumenti chirurgici, da usare soprattutto sui campi di battaglia. Aveva una sega e un coltello per amputazione, un trapano per la trapanazione cranica, un cauterio, una pinza detta a “bec de corbin”per estrarre frecce.
Nel 1250 rientro a Parigi dove sposò Jacques , farmacista del re, e con lui ando ad abitare in una casa sul Petit Pont.

Nel 1352 il re di Francia emanò un editto in cui concedeva facilitazioni alle donne per frequentare lo “Studium di Parigi”.
Nello stesso secolo in Inghilterra fu promulgata una legge in cui si diceva che “possint et vir et foemina medici esse“.
Purtroppo gia verso il finire del 1300 il ceto universitario maschile si adoperò a cancellare la figura della donna medico ed anche se i libri di Trotula de Ruggiero furono usati fino al XVI secolo come testi classici nelle facoltà di medicina essi vennero attribuiti ad autori di sesso maschile.

La chiesa cattolica iniziò una vera e propria persecuzione nei confronti di guaritrici, erboriste ed ostetriche e la Santa Inquisizione le tacciò di stregoneria.

Per secoli, il divario culturale fra i sessi fu consistente, conferendo alla donna un ruolo di subordinazione e limitazione, in seguito col concilio di Trento (1545-1563) e l’introduzione della clausura si scoraggiò definitivamente qualsiasi tipo di autonomia, studio e ricerca , sia delle monache ma anche di tutte le donne.

Già San Paolo proibiva alla donna di insegnare (Timoteo XIV,12) e di parlare nelle assemblee (Corinzi XIV,34-35) e su questo assunto la Chiesa nei secoli condannò le donne ad una vita nell’ombra.

Dal 1500 in poi inizia la caccia alle streghe, mentre dal 700′ in poi si preparavano le bambine ad una vita faticosa dedicata al lavoro domestico.
Solo agli inizi del’900 si comincio a trovare una presenza abbastanza significativa di donne che potevano studiare e frequentare le Università, anche se non senza problemi e conflittualità.

BIBLIOGRAFIA:

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  • C.Zamboni: Filosofia donna, percorsi di pensiero femminile, ed. Giunti 1997
  • R. Schiller: Le cure miracolose di Suor Ildegarda, ed. Piemme 1994
  • G. Vicarelli: Donne di Medicina ed. Il Mulino 2008
  • G.Hertzka: Piccola Farmacia di Sant’Ildegarda, ed. Ancora Milano 1994
  • G.Duby M.Perrot: Storia delle donne-Il Medioevo, Economica Laterza 1996

http://it.wikipedia.org/wiki/Ildegarda_di_Bingen

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