Nel XIV secolo vi fu un progressivo accorciarsi degli abiti maschili e questa nuova tendenza impose l’uso di CALZE prolungate al fianco.
Martirio di Santo Stefano, dettaglio miniatura, 1350-1378, Parigi, Biblioteca Nazionale
Alla pelle l’uomo di ogni età e ceto sociale portava una CAMICIA in lino o seta corta ai fianchi con maniche lunghe non fermata ai polsi e con scollo tondo, talora aperto sul petto, e chiuso da un laccetto al collo.
Orzo Tacuinum Sanitatis, dettaglio, c. 1370-1400
Sopra la camicia veniva indossato il FARSETTO detto anche GONNELLA, una giacca che diventò sempre più corta ed attillata nel corso del secolo.
Il termine farsetto deriva da “farsa” cioè imbottitura poiché esso poteva essere imbottito con bambagio.
Era allacciato davanti con una lunga fila di bottoni dal colletto al fondo. I bottoni erano presenti anche sulle maniche, spesso sino al gomito. La lunghezza poteva variare da sopra il ginocchio alla radice delle cosce.
Oratorio di S. Stefano a Lentate sul Seveso, Leggenda di S. Stefano, dettaglio, 1369
Più spesso i giovani portavano il modello corto che veniva chiamato anche COTTARDITA che spesso poteva avere lunghi prolungamenti posteriori delle maniche a triangolo rovesciato.
Polittico di Valle Romita, dettaglio, “Il martirio di San Pietro da Verona”, Gentile da Fabriano, 1410-12, Pinacoteca di Brera (MI)
Il tessuto utilizzato per confezionare i farsetti variava a seconda del ceto sociale. Poteva essere realizzato in canapa o cotonaccio per operai e contadini, mentre, per i ceti sociali più elevati e per i nobili, era realizzato con tessuti più ricchi e ricamati.
Pourpoint di Carlo di Blois, farsetto imbottito, fine XIV secolo
Anche per l’uomo le sopravvesti erano numerose e si differenziavano da regione a regione.
La GUARNACCA o SURCOTTA, dal francese “Surcote”, presentava uno spacco frontale, poteva essere o meno dotata di maniche.
Guarnacca maschile (primo uomo a sinistra)
Matrimonio di Maria di Brabante e Filippo III di Francia,Chroniques de France ou de St. Denis
Una varietà con maniche particolarmente ampie e ricche veniva nominata GUARNAZZONE.
La guarnacca dei ceti alti era confezionata con tessuti preziosi e foderata con seta in estate e pellicce in inverno.
Esempio di Guarnazzone
Adorazione dei Magi, dettaglio, Altichiero da Zevio, 1378-84, Oratorio di San Giorgio, Padova
La PELLANDA era simile allo stesso indumento femminile, talora più corta, con possibile affrappatura delle maniche e del fondo. Spesso era aperta anche ai lati formando una parvenza di mantello sulle braccia. Poteva essere corta al ginocchio, detta PELLANDA BASTARDA, nata per cavalcare, e poteva essere chiusa in vita con una cintura o con bottoni.
Spesso era foderata in pelliccia di vaio, martora e, nelle classi medio-basse, scoiattolo od agnello.
Un indumento indossato da medici magistrati ed ecclesiastici era il TABARRO, un’ampia sopravveste morbida che copriva tutto il corpo, con maniche ampie e non molto lunghe formato da grandi strisce di stoffa cucite fra loro e spesso attaccate ad un cappuccio. Per l’inverno era foderato in pelliccia.
Esempio di Pellanda affrappata (uomo a sinistra) e Tabarro (uomo al centro)
Tacuinum sanitatis. XIV secolo
In realtà troviamo molti nomi per le sopravvesti maschili nelle differenti regioni d’Italia, quali: Vestine, Cioppe, Toghe, Robette, Lucchi, Sacchi, Tabarri e Pellande. Tali indumenti variavano per lunghezza e fattura da città a città.
Anche il MANTELLO era molto utilizzato dagli uomini ed era simile a quello delle donne.
Codex Manesse, 1304-40