Dei Dott. Giovanni Bignone e Dott.sa Enza Bruscolini
La farmacia del Medioevo conteneva farmaci composti artificialmente con numerosi ingredienti oppure farmaci definiti”semplici”.
Il “semplice” era somministrato così come era presente in natura.
Rientrano nei Semplici erbe, cibi e prodotti dalla mano dell’uomo come l’olio e il vino.
Le composizioni medicinali erano molto spesso basate su superstizioni e credenze popolari come l’”Unguento dei Dodici Apostoli” , composto da dodici ingredienti, fra cui verderame, resine vegetali, impiastro di piombo, e la più famosa Ttiaca o Teriaca, dotata di virtù magiche e capace di curare ogni tipo di malattia.
La Teriaca all’inizio preparata con 62 componenti ed usata per combattere i veleni iniettati tramite il morso di “fiere velenose”, fu modificata ai primi del XIV secolo quando iniziarono i viaggi in Oriente, con l’aggiunta di nuove spezie. Per questo motivo, al fine di garantire il controllo di qualità , nacque il “ Collegio degli Speziali” nel 1429 a Venezia.
La figura professionale dello speziale quale persona capace di preparare droghe o farmaci, distinta da quella del medico, era già presente dai tempi della Scuola Salernitana.
Lo speziale preparava la teriaca con alcuni ingredienti fondamentali, tra i quali carne di vipera e oppio, e numerosi altri tra cui: bitume, benzoino, valeriana, trementina, mirra, cannella, incenso, radice di genziana, scilla, gomma arabica, castoro, fungo del larice, rabarbaro, calcite.
La cura con i “ Semplici” era basata sul “temperamento” del semplice. Il temine temperamento veniva attribuito sia agli esseri viventi che ai medicamenti. Esso poteva essere ”caldo”, ”secco”, ”umido”, “freddo”. Nella complessione dell’essere umano queste qualità venivano collegate ai quattro umori che si credeva scorressero nel corpo umano : sangue caldo umido, flemma freddo umido, bile gialla caldo secca, bile nera freddo secca.
La sproporzione fra questi umori o la corruzione di uno di essi si credeva che causasse la malattia e per curarla il medicamento doveva avere un temperamento opposto ad essa in base al principio dei ” contraria contrariis curentur”.
Il primo orto botanico occidentale nacque nel XIII secolo a Salerno. Fu creato e usato da Mattio Silvano anche a scopo didattico per gli studenti della Scuola Medica Salernitana.
I semplici erano già ben conosciuti dai monaci erboristi, che li usavano per curare i confratelli infermi. Nei chiostri dei conventi di tutta Europa fioriva l’Horto dei Semplici, con timo, rosmarino, maggiorana, salvia, lavanda, mandragora ed altri semplici.
Spesso una prima qualità delle piante era la “segnatura” per cui esse servivano a curare un organo a cui assomigliavano esteriormente come, ad esempio, l’erba polmonaria, le cui foglie ricordano il polmone ed il cui decotto era usato per curare bronchiti e polmoniti, secondo il principio “ similia simili bus curentur”.
Semplice era anche il cibo: frutta, verdure, carni, formaggi, olio, burro; nacquero così nel medioevo le prime regole dietetiche.
I testi di farmacologia del Medioevo erano gli erbari detti “Hortus sanitatis”, spesso contenuti nei “Tacuina sanitatis” in cui si trattava anche di ciò che era necessario a mantenere la buona salute, come l’aria salubre, il cibo sano, il sonno regolare, la regolazione degli umori e la moderazione dei sentimenti.
Anche alle pietre erano attribuite virtù terapeutiche, spesso per merito di un pianeta da cui si credeva che provenisse direttamente la pietra oppure perché essa si era formata nel momento in cui quel pianeta dominava nel cielo.
Le proprietà delle pietre erano spiegate nei libri detti “ lapidari”. Anche le pietre non sfuggivano al principio
della segnatura. Ad esempio il corallo rosso veniva utilizzato ponendolo al collo di giovani anemiche.